OMBRE e LUCI DELL’ECONOMIA reatina nei dati della ricerca CENSIS- FONDAZIONE VARRONE “Pensare il rilancio del territorio reatino al tempo del Covid-19”. Il commento della direttrice della CNA
- Autore: Cliente
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- 18 mag, 2021

Il report
racconta una provincia connotata da dati strutturali non positivi,
contrazione e invecchiamento della popolazione, riduzione del Pil e del
reddito pro-capite, messa ancor di più a dura prova, prima che dal
Covid, dal sisma del 2016.
Una situazione non molto dissimile da
quella del Centro Italia, descritta nella indagine della SVIMEZ,
presentata in concomitanza, redatta dall’Istituto Tagliacarne per
Unioncamere.
Anch’essa sottolinea che nelle regioni centrali del
Paese si è assistito negli ultimi 20 anni alla erosione diffusa e
consistente dei principali indicatori economici, confermando uno studio
precedente significativamente intitolato “La frammentazione del Centro:
Tra terza Italia e secondo Mezzoggiorno”.
In questo più ampio quadro
di contesto anche i dati preesistenti più negativi che l’indagine del
Censis rileva, assumono un diverso, anche se non meno grave,
significato: “Più servizi, meno valore aggiunto, ecco come l’economia
locale si è presentata all’appuntamento con il Covid-19, che ha reso
ancor più difficile il contesto, visto che il 30% delle imprese è a
rischio fallimento”
Poi ci sono i dati più salienti sulla situazione
determinata dal Covid, in particolare la riduzione del reddito che ha
riguardato il 32% della popolazione, con tutto il suo portato di
sofferenze per far fronte ai bisogni quotidiani e agli impegni economici
precedentemente contratti. Le risorse per superare o alleviare le
difficoltà sono state ricevute da familiari, amici, parenti, dallo
Stato, da prestiti bancari.
Queste lo ombre più scure che la ricerca rileva, accanto però a delle luci che potrebbero rivelarsi fari per il futuro.
Ne elenco tre:
il risparmio accumulato da chi non ha avuto una riduzione di reddito ma
dei consumi, da leggere nella possibile relazione con la propensione
più o meno esplicita all’imprenditorialità;
l’idea largamente condivisa di sviluppo locale;
il fenomeno di coloro che la ricerca chiama “ritornanti”.
Il primo: Il 67,7% delle persone ha conservato durante il periodo del
Covid lo stesso reddito e il 37,6% ha aumentato il suo risparmio che ora
può anche essere impiegato per far nascere attività produttive. L’11 %
delle persone, il 15,2 % tra le più giovani, pensa che nel post Covid
“potrebbe impegnarsi nell’avvio di una propria attività
imprenditoriale”, ma un numero maggiore, il 20,2%, dichiara una più
generica disponibilità ad investire.
Un altro punto di grande
interesse è l’idea condivisa di sviluppo locale, sia come modello di
sviluppo da perseguire che nelle risorse/vocazioni del territorio su cui
fondarlo. Si tratta di una novità da sottolineare perché, fino a
qualche tempo fa, ciò non era né scontato né condiviso e quell’
“iniziativa molecolare di soggetti economici e sociali”, su cui lo
sviluppo locale si fonda, era ritenuta incapace di produrre ricchezza
sufficiente e perciò considerata del tutto residuale.
Infine, il
punto più promettente per la capacità di essere generativo di quella che
il report chiama “modificazione copernicana”, è il dato che rileva che
durante il Covid “in quasi il 15% delle famiglie reatine c’è stato
almeno un membro che è tornato da località fuori della provincia, in cui
lavorava o studiava”. In una provincia che conosce uno spopolamento
progressivo che dura da più di un secolo, questo dato assume un
significato straordinario, per le possibili implicazioni economiche,
sociali, culturali, per la possibilità, che contiene in nuce, di
mutamento dell’immaginario collettivo nella percezione del territorio.
L’esito finale del fenomeno dei “ritornanti” non è scontato, magari
alcuni o molti torneranno di nuovo “fuggitivi”, ma in parte è un
fenomeno irreversibile e il primo indicatore di ciò è la riattivazione
del mercato immobiliare. In moltissimi nostri piccoli borghi da tempo le
case erano diventate, per chi le deteneva, più un problema che una
risorsa, impossibile venderle anche a prezzi simbolici.
Il fenomeno
“ritornanti” può essere letto come anticipatore di un’opportunità
determinata dallo smart-working che consente di scegliere il luogo in
cui vivere senza che esso sia lo stesso dove “produrre occupazione e
reddito”, ma alimentando il reddito di molte attività imprenditoriali di
quel luogo, cioè consentendo ad altri e altre di permanere e di non
emigrare, innescando un circolo virtuoso.
Per cogliere questa
opportunità e rendere irreversibile la scelta di chi torna e di chi
viene, è necessario rafforzare o dotare rapidamente il territorio dei
servizi necessari per soddisfare i bisogni di formazione, salute,
mobilità. È necessario farlo subito, perché è l’offerta di questi
servizi che determina la domanda, cioè la scelta.
Su un punto la
nostra provincia sembra particolarmente svantaggiata nella competizione
con altri territori, quella delle infrastrutture materiali, la cui
realizzazione è condizionata da risorse e tempi incompatibili con
l’urgenza. Diversi i tempi e i costi per realizzare la connettività
digitale, la cui completa realizzazione ridurrebbe la domanda di
connettività fisica, riducendo lo svantaggio della loro carenza.
A
breve arriveranno anche le risorse del PRRN. Sarà compito della
politica, ma anche di tutti i soggetti associativi, concorrere ad una
rapida condivisione del modo migliore per realizzare obiettivi che il
tempo e il caso sembrano aver scelto per noi, perché, come scriveva
Schopenhauer, “Alla volontà di vivere, è certa la vita”.
Vincenza Bufacchi


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